BENEVENUTI A CALENZANO

Questa breve Guida altro non vuol essere che un agile strumento di consultazione per meglio conoscere il nostro territorio. Un percorso sintetico che rivisita la storia, i costumi, gli usi, l’arte, l’architettura, la natura.

Riteniamo che strumenti di questo tipo vadano incontro alla sempre maggiore richiesta circa la migliore conoscenza del ‘luogo’, spesso geografia anonima per molti, in realtà piacevole ‘libro’ grazie al quale riscoprire ancora oggi le radici millenarie della nostra cultura.

Associazione Turistica Calenzano

Il Presidente

Niccolò Taiti

IL LUOGO

  • Altitudine: 127 m s.l.m.
  • Superfice: 76,87 kmq
  • Abitanti: 15126
  • Distanza da Firenze: 14 km
  • Distanza da Prato: 6 km
  • Patrono: San Niccolò
  • Frazioni: Baroncoli, Calenzano Castello, Carraia, Canaglia, Leccio, Legri, Querciola, San Donato, Secciano, Settimello, Sommaia, Travalle.
  • Città gemellate: Farsia (R.S.A.U.)
  • Trasporti e collegamenti: Calenzano è servita da una stazione ferroviaria. Sono inoltre attive autolinee ATAF per Firenze, autolinee CAP per Prato, servizio pulman LAZZI per Firenze e Barberino, servizio pulman CAP per Prato.

LA STORIA

Le prime notizie storiche hanno come testimonianza del periodo etrusco il ‘cippo di Settimello’ (VI e V sec. a.C.); successivamente compaiono i primi insediamenti dei Romani: Calenzano era a quel tempo strategico nodo viario che si collegava alla Via Cassia. La testimonianza di quel periodo è data dalla presenza dei resti dell’acquedotto romano (II sec. d.C.). A seguito del periodo romano risultano insediamenti bizantini e longobardi, ricavati dai toponimi di castelli e/o strutture militari. Dalla rete di villae romane si passò, nel periodo dell’Alto Medioevo, alla rete capillare delle pievi: centro non solo religioso ma anche sociale e politico; basterà qui citare la pieve di San Donato (IX-X sec.), Santa Maria a Carraia (X sec.), San Severo a Legri (XI-XII sec.). Alla rete delle pievi si aggiunse il reticolo dei castelli e castelli-torri. L’emblema di questa struttura è senza dubbio il Castello di Calenzano (XII sec.); importante anche il Castello di Legri (XII sec.). Mutando nel Trecento il sistema viario, che dal percorso collinare passa a valle, la funzionalità delle pievi e dei castelli viene meno. Ecco allora che assume, in questo contesto, importanza la struttura della villa-fattoria: centro di organizzazione agricola e punto di aggregazione per il borgo e/o frazione.

Comune prevalentemente agricolo, Calenzano dal XIV secolo subisce un costante calo nella produzione rurale; il territorio viene così frammentato in più poderi. Dal Seicento le strutture coloniche si caratterizzano per funzionalità ed organizzazione. È questa una struttura territoriale che ancora oggi si conserva nell’area collinare, dopo il boom demografico che parte dall’Ottocento, ed il costante aumento delle attività produttive nella zona a valle.

Sul territorio, ancora oggi, si conservano numerosi esempi di questa storia millenaria che vede nell’area collinare un ambiente ancora integro ed intatto: luoghi, ambienti e paesaggi che rimandano alle arcaiche radici, alle forti tradizioni che ancora si conservano integre ed intatte.

L’ARTE

Numerose le scoperte che si possono fare visitando luoghi ed ambienti del nostro territorio. Un patrimonio artistico poco conosciuto e celato nelle antiche pievi, nelle millenarie ville e nelle numerose strutture fortilizie. Girando da frazione in frazione, basterà citare la preziosa tavola di Giovanni Toscani o i dipinti di Giovanni Calducci nella stupenda Pieve di San Donato; le interessanti tavole del’400 nella Pieve di Santa Maria a Carraia; gli affreschi trecenteschi di Jacopo e Nardo di Cione nella Chiesa di San Niccolò; i maestosi affreschi del Passignano nell’Oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento; le parti affrescate ed ancora vive del’300 e del’400 nella Pieve di San Severo a Legri; le pitture quattrocentesche di Paolo Schiavo nell’ex Castello di Sommaia; la pregevole decorazione cinquecentesca nella cappella privata della Villa di Collina; gli affreschi del’400 nell’Oratorio di San Giovanni Decollato, a fianco della Villa di Volmiano; il trecentesco crocifisso ligneo ed una robbia del’500 nella Chiesa di Santo Stefano a Canaglia; l’elegante affresco della metà del Trecento rappresentante La Madonna col Bambino fra i Santi Antonio Abate e Santa Caterina d’Alessandria nell’ex cappella comunale (oggi abitazione); le opere di Pietro di Miniato nella Chiesa di Santa Lucia a Settimello.

Ma l’elenco potrebbe ancora continuare, senza dimenticare in questo viaggio i numerosi e pregevoli tabernacoli disseminati in ogni luogo del territorio; basterà citare il monumentale tabernacolo in stile neobarocco di via del Castello (attiguo alla Villa Peragallo); il tabernacolo a cappella con affreschi trecenteschi di Pietro di Miniato a Settimello; il tabernacolo a cappella a Sommaia; il tabernacolo a Tra valle, nei pressi della Villa; il tabernacolo a cappella a Legri; il tabernacolo quattrocentesco con tracce di affreschi di Paolo Schiavo in località La Massa; il tabernacolo a cappella in località Villa Vecchia a Leccio.

Da queste brevi tracce, si può ripercorrere la storia di Calenzano: luogo scelto dai signori fiorentini che qui costruirono testimonianze d’arte e di architettura che oggi sono patrimonio culturale dell’intera collettività.

L’ARCHITETTURA

Certamente tra le strutture architettoniche il Castello di Calenzano assurge ad emblema del territorio. Collocato sul colle che domina l’intera area ed inserito com’è nello stupendo borgo medievale, esso ci proietta nel passato durante il quale aveva assunto una importante funzione difensiva per i territori vicini.

Al Castello si aggiungono numerosi castelli e torri (basterà citare l’ex castello di Sommaia fatto erigere dalla potente famiglia dei Da Sommaia); il castello di Legri, la torre di Baroncoli, etc…) sapientemente distribuiti a difesa della collettività del tempo. Ma oltre i castelli e le torri, particolare importanza rivestono le ville e le ville-fattoria. Tra le ville, senza dubbio la Villa Peragallo si contraddistingue come uno dei pochi esempi presenti nel centro Italia di villa liberty: un misto di stili ‘revivals’ ancora oggi affascinate. La struttura della Villa, costruita ai primi del’900, si articola in tre aree distinte di un piccolo promontorio legato alla parte del borgo medievale ove è situato il Castello di Calenzano.

Tra le altre stupende ville, da segnalare: la Villa di Collina, la Villa di Massedonica, la Villa di Volmiano, la Villa di San Donato e la Villa Ubaldini (denominata anche La Torricella) a Settimello.

L’AMBIENTE – LA NATURA

Un Tesoro altrettanto importante come l’arte e l’architettura, che ancora si conservano nel nostro territorio, è rappresentato dalla natura e dall’ambiente che avvolge in una scenografia unica la parte collinare e la parte a valle relativa all’area di Travalle.

Un valore naturalistico che nel tempo si è rivelato tesoro ineguagliabile, da conservare e tutelare. È problematico trascrivere le possibilità naturalistiche che il territorio della Val di Marina offre; solo visitando i luoghi, apprezzandone i paesaggi, la ricca e variegata flora, le misteriose grotte della Calvana, la stupenda collocazione ancora integra delle ville-fattoria, le vitali frazioni ricche di arte e natura, risultano tutti elementi legati ai cicli stagionali agrari, di una civiltà contadina che del passato conserva ancora l’elemento ambientale originario. Le coltivazioni, gli eleganti vigneti, i preziosi uliveti disseminati sulle dolci aree collinari, rappresentano un ecosistema che si è conservato ancora oggi in buona parte integro ed è senza dubbio un paesaggio unico nei paesaggi del circondario fiorentino.

Ancora oggi si possono utilizzare percorsi ed itinerari naturalistici di reale bellezza: il Monte Maggiore, Pian dei Faeti, Le Croci, Travalle, il Farneto, Torri, Ssan Donato, Sommaia, Baroncoli, Quercia Mencola, Volmiano, Legri, Collina, rappresentano quadri di colore e natura sapientemente cesellati dal tempo e dal lavoro degli uomini.

Non dobbiamo poi dimenticare il Parco del Nneto: area verde ricca di fascino, con le sue millenarie piante che da secoli rappresenta un giardino maestoso e singolare.

LE TRADIZIONI

Le consuetudini del passato erano legate a Calenzano ai cicli stagionali ed alle ricorrenze religiose, così come avveniva in tutta la campagna toscana.

Il primo giorno dell’anno era usanza gettare una ciabatta per le scale; questo gesto aveva valore simbolico di propiziazione per un anno di buona salute.

Il 17 gennaio (Sant’Antonio Abate) si celebrava la benedizione degli animali; il 25 aprile (e tre giorni prima dell’Ascensione) si effettuavano le rogazioni: processioni che toccavano i tabernacoli sparsi nel territorio che per l’occasione venivano addobbati con fiori e ceri che servivano a propiziare buoni raccolti; per l’Ascensione, sul Monte Maggiore, si recavano numerosi giovani per raccogliere le giunchiglie con le quali venivano decorate case e chiese; il 24 giugno (San Giovanni Battista) era usanza raccogliere erbe medicinali, tra le quali: l’erba della paura, l’assenzio, la camomilla, lo spigo, l’ortica e la ruta. Ognuna di queste erbe era utilizzata come medicamento o elemento aromatico.

La prima domenica di luglio, nel borgo di Travalle, si svolgeva la Festa del cocomero: l’intera collettività offriva ai visitatori cocomero e i prodotti della fattoria; lo stupendo giardino della villa era il centro della festa.

Durante il periodo della battitura, in tutto il territorio, si svolgeva la Festa della battitura, con cena sull’aia, musica e canti che concludevano in modo gioioso un evento agricolo molto importante per la collettività.

Per la stagione della vendemmia, le fattorie organizzavano la Festa dell’uva, che consisteva nell’addobbo di carri allegorici nel quale l’uva ed il vino rappresentavano gli attori principali. I carri sfilavano per il territorio toccando tutte le fattorie; la conclusione era il raduno dei carri nel centro del paese con la cerimonia di premiazione che consacrava il carro più bello. Le bande del luogo allietavano la giornata sfidandosi all’ultima nota.

IL TEATRO MANZONI

Il Teatro fu realizzato dalla Società Civile Filarmonica nel 1894, a lato dell’ingresso di via Ma scagni della Villa Targioni (oggi Villa Peragallo).

Il 2 aprile 1895, il Teatro Principe di Napoli fu inaugurato con l’opera La favorita (1840 di Gaetano Donizetti.

All’interno del Teatro, sulla volta centrale, appare un pregevole affresco del pittore Annibale Brugnoli.

Nel periodo del dopoguerra la struttura fu ribattezzata come Teatro Manzoni.

Successivamente l’edificio è stato acquistato dal Comune di Calenzano che ha attivato, tra il 1990 ed il 1993 le opere di consolidamento, ristrutturazione e restauro. Negli anni successivi sono state attivate le fasi di ricostruzione degli arredi interni, del palco e di tutte le infrastrutture necessarie che hanno poi consentito di riaprire il teatro.

MUSEO DEL FIGURINO STORICO

Il Museo è nato nel 1981 e rappresenta il primo di questo genere in Italia. Grazie alla nuova gestione, il Museo – attraverso l’archeologia ricostruttiva ed il modellismo – opera la visitazione storica con esempi culturalmente e filologicamente corretti.

Il percorso storico propedeutico consente un viaggio per il visitatore che attraverso la sezione Roma ed i popoli italici, giunge alla sezione medioevale e rinascimentale, toccando l’intero Ottocento europeo per concludersi con la Grande Guerra, la Linea Gotica ed i conflitti moderni.

Il Museo è aperto tutti i giorni e su prenotazione sono consentite visite guidate per le scuole del territorio.