

Roberto Lazzarini – Un ciencio per amico
18 Aprile 2017 - 1 Maggio 2017
Cenni biografici
Roberto Lazzarini vive e lavora in Versilia, ad un passo dal mare.
Inizia il suo percorso artistico in giovane età, in una continua ricerca e sperimentazione; chi lo sconosce personalmente direbbe: “un’anima in pena” così come il suo spirito artistico.
Le prime opere, di timbro espressionista, evidenziano già una forte personalità ed un impeto creativo che si sprigiona nell’uso del colore.
Le mescolanze cromatiche sono energiche, decise, spesso contrastanti, l’impasto è ricco e materico.
Per molti anni Lazzarini non riesce a distaccarsi completamente dalla figurazione, dipinge uomini, case, alberi, fiumi, animali, inseriti in uno spazio del tutto particolare, dove il colore predomina sulle forme. I suoi quadri non hanno ordine compositivo e non seguono le regole della prospettiva: sono immagini della mente e della realtà interiore, che si materializzano sulla tela in “ordine sparso”, in modo spontaneo e gestuale. Non c’è disegno preparatorio, non c’è schema razionale: l’idea esce prorompente invadendo lo spazio della tela.
Lazzarini usa la spatola, la predilige al pennello, perchè il segno è netto, il gesto esprime forza e determinazione, ma soprattutto non si torna indietro. Col passare degli anni si allontana gradualmente dalla rappresentazione figurativa e inizia il percorso dell’astrazione, dove sembra aver trovato la strada di casa.
Mai il colore è stato più espressivo, il gesto veloce e sicuro, le forme emergono dalla profondità degli accostamenti cromatici in un continuo sovrapporsi.
I “collage” del 2008 segnano il passaggio verso la ricerca di una profondità o tridimensionalità che non sia più illusione ed apparenza; colore sapientemente dosato sulla bimensionalità della superficie. Le tele, attaccate e sovrapposte l’una all’altra, fuoriescono dal quadro, creando ombre e rilievi reali anche se lievemente percettibili.
Con la mostra “Fuori Tela” del 2009 vengono esposte le tele in cui il Lazzarini utilizza “vestiti”, diventando parte integrante della tela pur uscendo da essa. Gli stracci, le camicie, i pantaloni, le giacche “appiccicate” sul quadro sostituiscono il colore e creano spazi, crepe, solchi e varchi in un continuo salire e scendere di rilievi.
Lazzarini attacca sulle tele indumenti di uso comune o abiti firmati, quasi “status symbol”.